Dal Ticino arriva un importante stilista, che fa del suo lavoro un punto di forza, creando non solo stile ma dando dei messaggi molto incisivi.
Ciao Simone parlaci di te.
Ho origini svizzere e sono figlio d’arte, questo mi ha avvicinato all’arte, alla musica. Già a quattro anni suonavo il violino classico, fino ad arrivare alla musica elettronica, crescendo, e questa passione mi ha portato a girare varie città europee, suonando in vari locali . Oltre alla musica ammiravo molto i giornali di moda e mi ci perdevo sognando di poter diventare uno stilista; poi quel sogno è diventata una realtà.
Cosa rappresenta per te la moda?
Posso dirti cosa non rappresenta per me la moda…Non rappresenta l’abito bello classico, ma quello che voglio veicolare attraverso il mio stile, i messaggi che desidero che arrivino, soprattutto ai giovani che sono anche la parte più fragile di questa società. Infatti nel 2018 lavorai a una collezione “Sans libertè”, nel quale il messaggio era che questa società non ci rende liberi, anzi, nonostante ci faccia credere che siamo più liberi di un tempo, in effetti siamo continuamente controllati e manipolati dai mass media.
Quindi dietro al tuo lavoro c’è una motivazione anche sociale?
Si, soprattutto sociale. Infatti per mie esperienze personali ho dovuto crescere in fretta. Le mie ferite esperienziali mi hanno portato allo studio del comportamento umano, all’avvicinarmi alla cultura filosofica orientale e ricercare una mia direzione di vita, ritrovare il mio centro, per parlare in termini più olistici.
Oggi qual è il messaggio che vorresti dare ai giovani?
Quello del non giudicare gli altri, di abbattere i pregiudizi e fare delle diversità un punto di forza. Le mie creazioni stilistiche partono da questo concetto, e per questo le mie modelle e modelli sono giovani, non belli, come comunemente viene definita la bellezza in passerella. Adoro l’imperfezione perché è questo che fa di ogni essere una persona unica e rara. Così, anche i miei capi di abbigliamento hanno delle imperfezioni, volute; spero che il mio messaggio arrivi, soprattutto a chi cerca di trovare nella sua vita una perfezione che non esiste.
Com’è iniziato il tuo lavoro da stilista?
Ho iniziato con una collezione di t-shirt molto umile, da cinque pezzi diversi fino ad arrivare ad oggi con cinquanta pezzi di campionario, questa è la quantità minima per un brand. Uso molto il colore nero, rifacendomi allo stile giapponese, come lo stilista Yamamoto, perché lo trovo non solo elegante e misterioso, ma anche umile. Il nero riporta anche alla nostra ombra interiore, la nostra dualità, che spesso non riconosciamo.
Qual è la tua visione di questo periodo critico mondiale?
È triste ammetterlo, ma viviamo costantemente nella paura del futuro, siamo bombardati da notizie che ci spaventano e mettono ansia… La mia visione è il richiamo alla leggerezza dei pensieri e al ritorno ai valori importanti, quali il rispetto e l’equilibrio con la natura.
Ci spieghi come nascono le tue creazioni?
Innanzitutto io uso una linea molto ampia, comoda, che tende a lasciare libero il corpo e a non mostrare le forme; questo per evitare che le forme fisiche possano diventare oggetto di giudizio e critica verso chi non ha un corpo perfetto, sempre secondo i canoni di una certa estetica.
Hai già una nuova collezione per quest’anno?
Si, si chiama “dont’ think”, senza pensiero, e richiama alla leggerezza dei pensieri, come ti ho detto prima, imparare a dare la priorità al nostro benessere interiore.
Hai dei progetti nel cassetto?
Si, vorrei crescere sempre di più nel mio lavoro, avere un mio spazio per il mio show, e poter collaborare con altri brand per rendere visibile il mio messaggio.
Maria Filomena Cirillo
uff.stampa NotiCaMania