La cucina Bio di Marconina strizza l’occhio alla tradizione emiliana.
Nel cuore dell’Emilia, la cucina Bio di Marconina è sinonimo di alta qualità, amore e attenzione nella scelta delle materie da trattare.
Marconina porta a tavola porta a tavola anche piatti della tradizione emiliana. Lo chef Corrado Ferrari ci parla della sua cucina e delle scelte degli ingredienti, che ogni giorno deliziano i palati di numerosi clienti e vip.
Tra i tanti volti noti c’è il manager Antonio Sepe e numerosi Vip.
Com’è nata l’idea di aprire un ristorante biologico?
“Il crescente interesse, verso la sana alimentazione, del pubblico e quello di conseguenza da parte nostra, verso un segmento della ristorazione ancora in fase di sviluppo nel nostro paese, ha dato vita a Marconina, ristorante biologico e cucina reggiana”.
Perché si chiama Marconina?
“Il ristorante prende il nome dall’edificio che ci ospita, sede ai primi del Novecento del pastificio Marconi, uno dei marchi storici della produzione artigianale di pasta di Reggio Emilia, sparsi ormai da parecchi anni”.
Come sono scelti e studiati i piatti da inserire nel menù?
“La scelta dei piatti è fatta cercando di rispettare le ricette della cucina tradizionale Reggiana e della stagionalità dei prodotti disponibili sul nostro territorio. Diamo precedenza e poniamo l’attenzione sulle materie prime e sui dettagli. Tutto questo, senza trascurare l’innovazione dei metodi di cottura, proponendo qualche rivisitazione di alcune ricette e qualche nuova creazione”.
Chi si occupa di fare la spesa?
“Circa, l’approvvigionamento delle materie prime, abbiamo creato una rete di conoscenze con fornitori del territorio. Dove, ci riforniamo di quasi tutti i prodotti biologici. Soprattutto, essendo il mercato in espansione adesso è più semplice trovare aziende, con certificazione biologica”.
La cucina di Marconina è innovativa, qual è il suo punto di forza rispetto a un ristorante tradizionale?
“Il punto di forza di Marconina è la filosofia della nostra cucina, come porre l’attenzione nel descrivere al cliente tutto quello che trova nel nostro ristorante. Quindi, dall’abbinamento dei vini anch’essi in parte biologici e i sapori autentici, che la materia prima ci permette di proporre”.
Il bio ormai da anni ci divide e appartiene allo stesso tempo, come pensa che si evolverà?
“La scelta bio è un ritorno al passato. Per anni ci hanno propinato materie prime dalla grande distribuzione facendoci credere, che era tutto sano e controllato. Mentre, in linea di massima così non era. La maggior parte delle materie prime come frutta e verdura, viene stoccata in frigo raccolta prematuramente togliendo i sapori che hanno omogeneizzato il palato della ristorazione.
Per non parlare delle carni da allevamenti non bio che sono totalmente diverse come gusto da quelle che utilizziamo.
Penso che il mercato bio godrà di un ampio sviluppo nei prossimi anni perché gli avventori sono attenti alla qualità visto i prezzi della ristorazione; di tutto questo non potremo che beneficiarne soprattutto per quanto riguarda il costo delle materie prime al dettaglio e sicuramente anche per la nostra salute”.
Qual è il piatto più richiesto?
“Non c’è in realtà un “must” Nel nostro ristorante essendo ancora giovani. (Siamo attivi da meno di un anno) il nostro obbiettivo era rilanciare la pasta, ripiena e non, come da tradizione del pastificio, ma abbiamo avuto soddisfazioni su tutto il plateau di proposte”.